La Paulownia è uno degli alberi maggiormente indicati per l’agroforestazione; ma cosa significa nel dettaglio e perché?

Questa pratica comprende l’insieme dei sistemi agricoli che vedono la coltivazione di specie arboree e/o arbustive, consociate a seminativi e/o pascoli, nella stessa unità di superficie. Questo logicamente significa non ipersfruttare il suolo, evitare monocolture e incrementare la resa delle coltivazioni grazie agli abbinamenti e ai rapporti tra le diverse coltivazioni, nel rispetto del suolo.

Possiamo quindi individuare tre principali metodologie di consociazione:

  • Selvicoltura come uso principale e consociazione come aspetto secondario, quindi incrementando il numero di alberi presenti nel lotto coltivato.
  • Consociazione e selvicoltura importanti allo stesso modo, quindi si trova il giusto compromesso tra le varie specie inserite e il sesto d’impianto per la piantumazione degli alberi di Paulownia.
  • Consociazione come uso principale e selvicoltura come aspetto secondario, quindi minor numero di alberi e maggio percentuale di specie coltivate.

Detto questo, grazie ai molti studi accademici e sperimentazione effettuati con la Paulownia, è stato possibile ottenere dei dati riguardanti diversi fattori come il microclima che si è generato ovvero la radiazione solare, temperatura, umidità, velocità del vento, evaporazione e contenuto di umidità del suolo sottostante.

L’apparato radicale della Paulownia si estende ad una profondità per almeno l’85 % sotto i 150 cm; al contrario, i sistemi di radici delle principali piante consociate sono distribuiti principalmente vicino lo strato superficiale. Quasi l’80% delle radici del grano, il 95% del mais e il 97% del miglio si trovano entro una profondità del suolo di 40 cm. È evidente come la competizione per acqua e fertilizzante tra gli alberi e le colture alimentari sia trascurabile, anzi, complementare. Da non dimenticare la rapidità di crescita della Paulownia (che può arrivare anche a 4-5 metri in un anno) e il fatto che se tagliata, ricresce più volte garantendo cosi disponibilità di materia (foglie per foraggio, biomassa, legno ecc) con continuità.

È stata misurata la quantità di radiazione solare a specifici intervalli di tempo: con alberi di 8 anni, nel mese di giugno, la chioma permette un passaggio di almeno il 50% dei raggi solari.

La penetrazione della luce attraverso le chiome di Paulownia Spp. è superiore del 20% a quella dei pioppi (Populus Spp.) e del 38% rispetto alla Robinia Pseudoacacia.

I confronti effettuati tra un campo di consociazioni e un plot di controllo mostrano che il sistema agroforestale con la Paulownia può ridurre la velocità del vento del 21-52% in media e ridurre il tasso di evaporazione del 9,7% di giorno e del 4,3% nella notte, garantendo un tasso di umidità del terreno a 0-50 cm maggiore del 19,4% (Analisi igrometrica di confronto con terreni senza sistemi agroforestali con la Paulownia).

Campioni casuali sono stati raccolti per confrontare la resa dei terreni consociati con Paulownia e quelli di controllo, fondamentalmente sotto le stesse condizioni di gestione.

Nel sistema agroforestale la resa del grano è aumentata del 10-23%, quella del miglio del 20%, quella del mais del 9-17%.

La sperimentazione ha previsto anche l’uso del cotone e della seta, ma a volte la resa è aumentata o diminuita a seconda delle condizioni climatiche, quindi non risulta possibile effettuare un idoneo paragone.

Ulteriori specie di consociazione sono state il sesamo, con una resa che è diminuita del 5-10% e la patata dolce con un calo del 20-25%. Queste ultime colture quindi crediamo non siano adatte per l’agroforestazione con la Paulownia a sesto fitto, soprattutto con grandi alberi di età superiore ai 5 anni.

Altro aspetto di notevole rilevanza è che nella stagione secca, la Paulownia può assorbire l’acqua sotterranea dagli strati più profondi e umidificare l’aria mediante la traspirazione, il che rappresenta un notevole benefico per la crescita delle altre colture.

Dunque, il fatto di avere delle radici che si sviluppano in profondità e non superficiali, consente di non avere una competizione con le altre coltivazioni, rendendo ottimale la consociazione della Paulownia con verdure, alberi da frutto, mais, orticole, arbusti, erba medica e grano piuttosto che fieno.

Da non sottovalutare sono i nutrienti presenti nelle foglie: queste sono ricche di micro e macro-elementi (Calcio, Magnesio, Manganese, Zinco, ecc.) oltre che azoto, fosforo, potassio che nel periodo invernale cadendo, arricchiscono suoli poveri e sfruttati da pratiche agricole meno attente alla rigenerazione del suolo, nonchè garantire eventuale foraggio per gli animali allevati.

 

In Italia sono già diversi i lotti avviati di agroforestazione con la Paulownia, sia per produzione di legno che per biomassa piuttosto che foraggio per animali.

Mappa dei più importanti sistemi agroforestali realizzati in Italia con Paulownia.

 

Citiamo tra i più importanti il progetto Regenerating Villa Fortuna, il modello FAB di Cascina Felizia, il progetto Campomadre di Agricolture Evolutive, l’Az. Agr. ISIDE farm.

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